ALIGI SAS
SU
SCHEDE DELLE OPERE
Natalia Sassu Suarez Ferri
Fondazione Aligi Sassu ed Helenita Olivares
Lugano

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PRESENTAZIONE

TESTO CRITICO

SCHEDE DELLE OPERE

COMUNICATO STAMPA

INFORMAZIONI

ALIGI SASSU

Cristo caccia i mercanti dal tempio, 1929

 

 

Il dipinto si trovava sul retro della tela Città studi dello stesso anno. Entrambe le opere risalgono agli esordi di Sassu, al momento in cui abbandona gradualmente il secondo futurismo, con cui aveva partecipato alla Biennale di Venezia nel 1928 insieme a Bruno Munari e spinto da Marinetti.
Il dipinto in esame è una delle primissime opere a tematica sacra, come la celebre Ultima cena dello stesso anno, e ne presenta le stesse caratteristiche. In entrambe le tele infatti, i personaggi biblici sono ritratti in un contesto urbano, nella fattispecie milanese.
Milano è la principale protagonista del primitivismo di Sassu, proprio negli anni in cui la città si stava trasformando agli occhi dell'artista, che la rappresenta sempre in una struttura geometrica, ancora eredità del futurismo, ma con un tocco in più che è quello della malinconia e della solitudine che caratterizza i dipinti di questo periodo. In effetti, la stessa Città studi è un paesaggio desolato, come quello sullo sfondo dell'opera qui presa in considerazione. Il Cristo rappresentato da Sassu potrebbe essere un uomo qualunque, così come lo è nell'Ultima cena dello stesso anno, in cui tutti gli apostoli vengono vestiti in giacca a cravatta. Non vi è traccia del tempio, come se la città stessa fosse lo scenario dell'episodio biblico, e in cui i mercanti paiono essere due passanti.
I colori  sono illuminati da una luce diffusa e le forme volutamente poco dettagliate. Il dipinto lascia presagire quel Sassu colorista che sboccerà di lì a poco con i rinomati Uomini rossi.

"Il primitivismo di Sassu non è circoscritto all'interesse per un' umanità umile, dai sentimenti e dalle aspirazioni più elementari. Si rivolge anche a soggetti religiosi con una spiritualità calata nella quotidianità e pervasa da una partecipazione emotiva immediata, di intonazione, ancora, popolare, fuori di concettualismi dogmatici o di preoccupazioni didattiche. Ne discendono dipinti di tema sacro carichi di sapore, che quasi celano le "fonti" colte (s'è sopra ricordata la predilezione di Sassu per l'Angelico e Masolino) e riescono ad incarnare le due anime della poetica e della pittura dell'artista in figurazioni dense di idealità e insieme, senza però svilirne il contenuto spirituale, di "spontanea " umanità." (Caramel, 2000)

I dioscuri, 1930

 



I dioscuri
sono uno dei primi esempi dell'amore di Sassu per il mito.
L'artista era infatti un grande appassionato di letteratura, primo esempio ne fu quella famosa illustrazione di Mafarka il futurista di Marinetti che lo portò sino alla Biennale a soli sedici anni, ma si vedrà anche all'interno di questa mostra antologica come il mito greco e latino accompagnino Sassu per tutta la sua carriera artistica.
Il mito degli argonauti, specialmente nei personaggi di Castore e Polluce, si presta perfettamente per una rappresentazione tra spiritualità e lotta sociale come gli Uomini rossi.
In questo caso non abbiamo più la colorazione rosso sangue dei corpi, ma il significato della nudità di questi personaggi è lo stesso spiegato da Sassu nella citazione già riportata a proposito di Cavallo nero e cavaliere del 1930.
Qui poi abbiamo anche un ritorno alla quotidianità primitivista dell'anno precedente, in cui personaggi storici e mitologici vengono calati in un contesto quotidiano, come la casa di pietra e la ringhiera.  

 

Gli uomini rossi, 1932





Questa è un'opera su carta che riporta tutte le principali caratteristiche del disegno di Sassu: la sua natura di appunto, di spontaneità, qui ritrovabile specialmente nello sfondo, ancora una volta urbano, in cui Sassu fa vivere i suoi quattro Uomini rossi. Tale sfondo gli serve a sottolineare il fatto che la sua arte, anche quando mitologica e poetica, va sempre riportata nella quotidianità, ed è quindi uno stimolo a capire il vero significato dei suoi Uomini rossi come quella giovinezza e purezza di sentimenti innata in ognuno di noi e che Sassu ci invita a riportare nella vita di tutti i giorni.  

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