aligi sassu

TESTO CRITICO
Daniela Brignone
Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares

 

PRESENTAZIONE

TESTO CRITICO

SCHEDE DELLE OPERE

COMUNICATO STAMPA

INFORMAZIONI

ALIGI SASSU
Carlo Motta, Ed. G. Mondadori; Daniela Brignone, Curatrice; Giovanni Avanti, Presidente della Provincia Regionale; Carlos J. Sassu Suarez, figlio dell'artista.
Daniela Brignone; Carlos Julio Sassu Suarez; Natalia Sassu Suarez Ferri, nipote dell'artista; Antonio Lagioia, San Giorgio Arte.

Sala di Palazzo Sant'Elia

Sala di Palazzo Sant'Elia

ALIGI SASSU

ALIGI SASSU
Quasi settant’anni di attività, di relazioni, di impegno artistico, politico e sociale costituiscono il tessuto connettivo della mostra antologica di Aligi Sassu, a dieci anni dalla sua scomparsa; in occasione della stessa si è cercato di rappresentare il senso più profondo di una intensa vicenda umana e artistica, ripercorrendone le evoluzioni stilistiche e seguendone l’intero percorso, dagli esordi fino all’ultima produzione. Un omaggio ad un interprete che ha reso onore alla storia artistica italiana, pur partecipe di un contesto storico assai difficile, quello del fascismo, di cui diventa strenuo oppositore.
La mostra riannoda i fili di una narrazione di eccezionale intensità, evidenziandone il libero fluire delle idee e delle emozioni, la forza di un pensiero che si manifesta nella concretezza di immagini che rivelano un percorso coerente e complesso.
Sassu inizia a interessarsi all’arte e a dipingere fin dall’adolescenza, e da allora è un susseguirsi di sperimentazioni che lo portano ad accostarsi alle avanguardie dell’epoca, pur senza trascurare i modelli del passato, da cui trae spunto per una messa in scena di un classicismo eclettico manifesto nelle tematiche e nella gestualità.
Gli esordi lo vedono impegnato in una sintesi di nuove visioni, di varia natura, applicate a temi mitologici e di fantasia, ai cavalli, ai ciclisti, alle battaglie, rielaborati in un racconto fatto di geometrie statiche, di paesaggi ed elementi vitali risolti in funzione cromatica, esprimendo un senso di equilibrio e una conoscenza dei rapporti reciproci dei colori di diretta derivazione fauve. Atmosfere arcadiche, dagli accostamenti insoliti e spregiudicati, colori puri e bidimensionali, condensano le sensazioni dell’artista, costituendo l’essenza della sua produzione.
Una delle prime tematiche affrontate è quella dei cavalli, spesso ricorrenti nelle sue opere, espressione di libertà e dinamismo, sintesi necessaria di istinto e coscienza, il cui galoppo associa alla corsa delle onde, impetuoso come impetuosa è la sua ricerca di verità e l’ansia di assecondare le esigenze della propria anima. Il mare è simbolo della nascita, secondo gli antichi Greci, dall’acqua viene la vita e il galoppo del cavallo sulle rive del mare evidenzia il desiderio ancestrale di rinascita, di trascendere la realtà.
Dell’animale sottolinea ora la docilità e l’intimità come amico nel Cavallo nero e cavaliere (1930), ora la forza e l’istintività incontrollata nei Cavalieri antichi (1942). Ma è il cavallo bianco che più spesso rappresenta, sublimato in uno slancio liberatorio, come in ascesi verso la spiritualità. Un allontanamento dalla realtà, necessario per la sopravvivenza, e dai suoi legami materiali, che diventa metafora della sua vicenda personale.
I cavalli si ritrovano anche nei temi mitologici, che Sassu sviluppa in contemporanea, come nei Cavalli di Poseidone (1986), in cui l’ebbrezza del movimento viene tradotta direttamente nel colore, ove predomina la tonalità dell’azzurro nelle sue sfumature. Un turbinio che viene dallo spirito, un ritmo decorativo intenso ed elegante che evidenzia l’amore per il movimento che tanto ha caratterizzato la sua attività artistica. Dello stesso ciclo fanno parte anche opere più statiche, come Il Giudizio di Paride (1984), in cui si rileva una matrice rinascimentale e, al contempo, espressionistica. Figure nude, una costante nell’opera di Sassu, inserite in un ambiente classicheggiante, spiccano per i contrasti cromatici, a sottolineare l’armonia tra l’uomo e la natura. Un’espressione di sentimenti elementari attraverso la rappresentazione di una lirica semplice, nella forma e nel colore.
L’impatto con Parigi nel 1934 e con l’atmosfera cittadina, stimolante e vivace, intrisa dalla lezione dell’Ottocento francese, determina una metamorfosi. L’artista vive la frenesia, l’atmosfera e i ritmi della capitale. La violenza cromatica e la tensione pittorica cedono il posto ad una armonia più pacata, in una pienezza e godimento estatico dell’essere partecipe delle vicende culturali dell’epoca, cui Parigi si pone come punto di riferimento. Le opere di questo periodo acquistano una concretezza più tangibile. L’artista delinea uno spazio, vivente e sensibile, disponibile al mutamento. Ne coglie l’attimo, ferma sulla tela soltanto un momento di quella che è la danza della vita, tra alti e bassi, tra quotidianità ed eccezionalità. Sassu si lascia affascinare dagli ambienti borghesi, in cui le figure risultano piacevolmente rilassate, le atmosfere affollate e pulsanti di vita. Una vita reale che si oppone alla realtà trascendentale delle opere mitologiche precedenti, una ricerca della vita che parte da una ricerca della natura per approdare alla contemporaneità e quotidianità.
E’ la Parigi dei café fumosi, dei ristoranti, delle luci scintillanti e delle storie dense, di personaggi che trasmettono un senso di isolamento e di incomunicabilità, pur all’interno dei rapporti sociali.
Nel 1937 Sassu viene arrestato, accusato di complotto e condannato a dieci anni di reclusione a Fossano. L’accusa è di sovvertimento dell’ordine dello Stato, in seguito al ritrovamento da parte della polizia segreta (OVRA) di un manifesto che inneggia all’insurrezione contro il fascismo. In carcere gli viene concesso di disegnare utilizzando matite, china, sanguigne, acquerelli. La produzione dell’epoca, in verità corposa, denota una facilità di esecuzione: esercitazioni sui temi a lui cari come quelli mitologici, i nudi di donna, a cui aggiunge ritratti dei compagni di detenzione, che rappresentano tracce del contributo pittorico trasposto nelle sue tele.
Nel 1954 si reca a Vallauris dove incontra Picasso, di cui è grande estimatore. Lo stile diventa meno rarefatto e più preciso nei dettagli, alla ricerca di una nuova spazialità, di un racconto più descrittivo. E’ in questo periodo che nascono le opere Il circo e La fiera, entrambe del 1955, stimolate dall’incontro con l’artista spagnolo, che danno forma a temi presenti anche nella ricerca di impressionisti ed espressionisti, importanti riferimenti per l’arte di Sassu. In esse rappresenta una realtà fittizia, una gioia apparente dietro una sofferenza. Personaggi che indossano i colori della vita, filtrati attraverso una maschera interposta con il mondo che mette in scena un’improvvisazione illusoria, una fisionomia mentale necessaria per sopravvivere in un periodo di grandi conflitti e lacerazioni.
Ma ad arricchire la già accesa passionalità dell’artista influisce il periodo spagnolo, a Maiorca, dove si reca costantemente dal 1964. Soggiorni alternati alle visite in Italia, durante i quali fa esperienza dei colori acrilici e crea opere pittoriche dai forti colori, dai contorni morbidi e armoniosi e dall’essenzialità formale, inseriti in spazi dedotti e spesso poco definiti.
Un eclettico, quindi, ma anche un creatore intuitivo, testimone del suo tempo, di cui la mostra rivaluta la modernità del linguaggio e il senso di una ricerca vissuta come profonda sperimentazione formale, con un’immediatezza e un’essenzialità di ideazione che corrispondono alla sensibilità contemporanea.

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